Protocollo Cremlino - 2013 by Marek Halter

Protocollo Cremlino - 2013 by Marek Halter

autore:Marek Halter [Halter, Marek]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Fiction, Historical, Jewish
ISBN: 9788854149410
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2013-03-24T04:00:00+00:00


Scorrono, scorrono

meandri del mio fiume,

fianchi di donna senza un passato,

acque lente di un lungo amore,

dove si bagnano gli innocenti.

Scorrono, scorrono

meandri del mio fiume,

fianchi di donna senza un passato,

acque lente di un lungo amore

dove annega la grande illusione.

Due giorni dopo, il ritornello continuava a echeggiare nella memoria di Marina quando, nella penombra della sala del teatro, un uomo si alzò in piedi e la applaudì.

Per un’ora, da sola, alla luce delle candele del proscenio, era andata avanti e indietro sul palcoscenico. In silenzio, con il solo fruscio dei propri passi come accompagnamento.

Uno strano e intenso esercizio messo a punto da Mikhoëls e suggerito da Levin:

«Recita senza pronunciare una parola. Pensa le repliche, vivi la tua parte dall’interno. Che esca da tutto il corpo a eccezione della bocca. Muoviti, spostati come se lo recitassi davvero. Quasi al millimetro. Insisti leggermente sulle espressioni del volto. Solo a vederti, si deve capire… Si deve avvertire tutto. Aver voglia di ridere o di piangere».

Marina aveva scelto il ruolo di Ofelia. L’aveva provato tante volte a Mosca, al Teatro d’arte. E inoltre, la traduzione di Pasternak non era anch’essa divenuta silente?

Dopo aver provato ancora e ancora la prima scena dell’atto terzo, qualcosa era accaduto. Le sembrava che il lamento e la ribellione di Ofelia risuonassero ancora attorno a lei. Eppure nemmeno un suono era scaturito dalla sua gola.

Un brutale battere di mani la fece sussultare. Gridò:

«Metvei, sei tu?».

La figura nell’ombra si stagliò nitida. Molto alta. Non era Metvei, ma un altro uomo con riflessi biondi nei capelli. Avanzò lungo il corridoio centrale. Aveva abiti ordinari, una tunica di lana, un foulard rosso e ocra attorno al collo. Lunghe mani dalla peluria dorata che stringevano il «Birobidjaner Stern». Quando parlò il suo accento rendeva il russo a malapena comprensibile:

«Niente paura. Bravo. Lei è molto bene».

«Chi è lei?»

«Dottore di Birobidjan. Mio nome: Michael. Americano. Michael Apron».

Si era avvicinato quanto bastava perché lei ne distinguesse i lineamenti. Il suo ventre si contrasse. Una sensazione ignota. Un dolore tra paura e gioia. Senza motivo.

Forse l’effetto del testo appena recitato. L’uomo la divorava con i grandi occhi chiari. Diceva:

«Io riconosciuto: Shakespeare. Ofelia. Così?».

Lei scioccamente rispose:

«Americano?»

«Ebreo, anche. Io curo. Dottor Apron!».

Rise come si trattasse di uno scherzo.

«Sono qui da…».

Concluse la frase con un gesto, agitando il giornale, aprendolo sulla foto scattata davanti alla sede del Comitato.

«Dovevo vederla dal vero. Foto troppo brutta».



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